GRIGNASCO : SI PARLA DEL “CANTIERE DEL SECOLO”,

CREATO INTORNO ALLA CHIESA PARROCCHIALE DELL’ASSUNTA

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Don Giorgio CaritasDon Cozzi

Il cantiere del secolo”: così è stato chiamata la ristrutturazione delle coperture e dei cornicioni della chiesa parrocchiale dell’Assunta di Grignasco, iniziata ai primi di marzo, “impacchettando” l’edificio sacro nei ponteggi per consentire l’accesso ai tetti. La definizione è nata dall’ampiezza dell’intervento, dall’imponenza e dalla complessità del ponteggio e anche dal costo economico sostenuto.

Il 14 settembre 2015 il Parroco Don Enrico Marcioni aveva chiesto l’aiuto della Comunità di Grignasco per “sostenere” la chiesa: l’esigenza più imminente era stata proprio quella di risanare le coperture.

Martedì 2 maggio, all’interno della chiesa, è stata organizzata una serata, la prima di una serie di incontri per dare la possibilità ai grignaschesi e a tutte le persone interessate alla conservazione di questo imponente edificio sacro progettato dall’architetto Vittone nel Settecento, uno dei capolavori del Barocco piemontese, di scoprire i lavori, illustrati dal progettista e Direttore dei lavori, Architetto Marta Consalvi. Ai primi di marzo l’inizio dei lavori aveva creato un forte impatto, non solo visivo, perché la chiesa, posta proprio all’interno del centro storico di Grignasco,  rappresenta un punto di riferimento per l’intero territorio: “Questa chiesa ha plasmato l’orizzonte culturale del paese e può stimolare anche un indotto economico, in linea con il nuovo approccio ai beni culturali che dopo il recupero prevede la valorizzazione del bene e la sua riconsegna alla Comunità che se ne prenderà cura”. Un video, realizzato da Raffaele Salvoldi, in modo sintetico e con molta chiarezza ha illustrato i primi interventi condotti in accordo con le competenti Soprintendenze, rimuovendo i coppi antichi e recuperando tutto il recuperabile, conducendo nel contempo uno studio sul progetto originario, sugli interventi nei secoli, ed effettuando un rilievo minuzioso delle modanature: “Conciliare il bello, l’utile, l’economico e lo studio”.

L’architetto Consalvi ha sottolineato: “Orgoglio e senso di appartenenza”, binomio inscindibile per accrescere la consapevolezza di questo “patrimonio della comunità”, del quale ci si deve prendere cura. Con l’aiuto di alcune immagini il direttore dei lavori ha proprio fatto percepire il fascino del cantiere e il senso del prendersi cura di un bene che appartiene alla Comunità: “E’ un bene collettivo, non è una proprietà, e occorre accogliere la sfida rappresentata da questi interventi necessari e improcrastinabili”. Dall’approccio diretto sono emerse “criticità” dovute a una situazione di degrado interno ed esterno: nella copertura e nel sottogronda erano evidenti situazioni di pericolosità, evidenziate anche dallo scorrimento dei coppi, alcune murature erano in cattive condizioni, c’erano beole in completa esfoliazione, le lattonerie erano completamente staccate dal supporto murario causando infiltrazioni di acqua. L’infestazione di vegetali spacca l’intonaco e solleva le superfici. Tra il 1990 e il 1995 si era intervenuti sulla cupola con tecniche che oggi non sono più utilizzate e quindi occorre eliminare quei grumi di calce e cemento che si fessurano e favoriscono l’ingresso dell’acqua. Alla fine dell’Ottocento la chiesa era stata chiusa per dieci anni e la cupola era talmente compromessa da far pensare ad una sua demolizione, mentre poi si era intervenuti con catene di ferro. L’intervento sul tamburo non era stato programmato, ma va fatto, approfittando della presenza del ponteggio. L’architetto Consalvi ha concluso il suo intervento esortando i grignaschesi ad aiutare il Parroco, affiancandolo nel reperire fondi  per poter completare i lavori.

Don Enrico ha sintetizzato il quadro economico dell’intero progetto: “Il preventivo era di 214.390 €, dei quali 100.000 finanziati attraverso l’8×1000, 24.809 donati alla Parrocchia, 37.895 donati tramite la Fondazione della Comunità Novarese, 34.000 promessi dalla Fondazione CRT e 15.000 dalla Fondazione Banca Popolare di Novara. Essendoci stata la copertura economica, sono iniziati i lavori, ma sono arrivati gli extra, che al 20 aprile 2017 sono stati quantificati in 59.677, ma è presumibile che saliranno ulteriormente, preventiviamo quindi almeno 100.000 €, e si sta cercando questa nuova impellente copertura finanziaria attraverso la partecipazione a Bandi, l’organizzazione di serate, il ricorso alla generosità dei parrocchiani”.

Nella seconda parte della serata sono intervenuti Don Renzo Cozzi, Delegato Diocesano di Sovvenire ed Economo della Diocesi e Don Giorgio Borroni, Direttore Caritas Diocesana, per illustrare: “La firma dell’8×1000”, un gesto che al contribuente non costa nulla, ma attraverso il quale lo Stato italiano riconosce che una parte delle tasse possa essere destinata a conservare il patrimonio artistico italiano e a sostenere la carità: “Esprimere la propria scelta e firmare per la destinazione dell’8×1000 significa quindi esercitare un legittimo diritto”. L’8×1000, ha spiegato Don Cozzi, giunge alle diocesi attraverso vari canali: quello della carità e quello per il culto e la pastorale, quello per i beni culturali della chiesa, ripartito sulla base della presentazione di progetti. L’aiuto della CEI può arrivare a coprire il 50% dell’intervento programmato, perché è giusto che la Comunità faccia la sua parte. L’erogazione è prevista fino ad un massimo di 350.000 €. Esistono poi “canali” minori che riguardano: la riparazione degli organi, il recupero di biblioteche, di musei religiosi, l’installazione di sistemi d’allarme; finanziamenti sono anche previsti per la costruzione di nuovi luoghi di culto, chiese e oratori. I progetti pervenuti vengono valutati e selezionati con criteri di assoluta trasparenza. Don Cozzi ha concluso spiegando che mantenere le chiese in ordine è anche un modo per presentare agli altri la propria fede: “Un modo di evangelizzare attraverso dei segni”.

Nella vita si raccoglie ciò di cui ci si prende cura e la Caritas si prende cura delle persone più fragili che sono ovunque e si diversificano sempre di più: le nuove povertà si aggiungono alle vecchie e i poveri non sono della Caritas, ma di tutti. Bisogna imparare a progettare sulle persone, vedere oltre, progettare quel futuro dignitoso che è dovuto a ognuno, significa ridare una possibilità”: Don Matteo Borroni, Direttore Caritas Diocesana, dopo aver segnalato che: “Le entrate ordinarie della Caritas sono state di 890.000 €, ai quali se ne sono aggiunti 210.000 € per la diocesi di Novara, con ricaduta diretta sul territorio”, chiedendo di firmare per il 5×1000, ha illustrato le varie tipologie di “progetto sulle persone”: case accoglienza, mense, interventi per ragazzi portatori di varie tipologie di disagio, progetti che prevedano l’inserimento lavorativo, sottolineando che su ogni progetto ci sarà un costante monitoraggio e  un’attenta verifica che attesti la coerenza con il progetto iniziale.

Piera Mazzone

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