Il vescovo ha incontrato il nostro vicariato

Borgosesia. Un cinema Lux gremito ha accolto calorosamente lunedì scorso, 23 aprile, il nostro vescovo Franco Giulio Brambilla.


 

Borgosesia, lunedì 23 aprile 2012) al tavolo dei relatori, insieme al vescovo Mons.Franco Giulio Brambilla, da sinistra Giovanni Balzano e Giovanna Chiari di Grignasco che hanno introdotto il tema della famiglia.  Ascolta l'intervento del vescovo Franco Giulio Brambilla


Don Ezio ha introdotto presentando la struttura del vicariato, suddiviso nella zona montana, vocata al turismo ma senza coltivazioni, in quella centrale, storicamente industriale ma ora in crisi ed in quella di pianura, storicamente agricola ma ora promiscua. Nel vicariato si evidenziano pochi preti e molte parrocchie bisognose d’aiuto, pertanto è importante la collaborazione di laici “tonici e non dormienti”.

Un giovane ha poi presentato la pastorale giovanile vicariale, caratterizzata da Oratori autonomi nei maggiori centri e dal lavoro nelle Unità Pastorali per i centri minori. Si lavora tutto l’anno organizzando ritiri, scuole di preghiera, catechismo, campi scuola, cammini di spiritualità ed esperienze di carità, spesso richieste espressamente dai giovani. Tra le carenze si evidenzia la mancanza di una vera commissione di pastorale giovanile e adeguate strutture di carità. Due laici hanno esposto il lavoro per le famiglie svolto dal Centro Comoli di Grignasco e nei corsi prematrimoniali. Le coppie possono andare in crisi nelle tappe di passaggio: la nascita dei figli, la loro crescita, ecc., la parrocchia si affianca nel superare queste difficoltà. Nel vicariato si svolgono annualmente cinque corsi prematrimoniali di 7 incontri con un ritiro spirituale. La maggior parte delle coppie sono già conviventi e qualcuna anche con figli. È importante  l’accoglienza e la disponibilità anche dopo il matrimonio. È interessante notare come alcune coppie una volta sposate, diventino a loro volta animatori nei corsi per fidanzati. Cerchiamo inoltre di creare occasioni di ascolto, confronto,  accoglienza, preghiera in coppia, perdono per essere genitori responsabili. La soddisfazione è vedere come i corsi, inizialmente percepiti dai partecipanti come obbligo, finiscono per essere una esperienza veramente positiva e gioiosa gioia.

Un insegnante di religione ha infine esposto quanto svolto per l’iniziazione cristiana. Questa è diretta ai bambini dai 7 anni in avanti ma è un modo singolare per incontrare i genitori. Le modalità sono tradizionali nelle grandi parrocchie e in  quelle minori che operano sulle unità pastorali. Si ritiene importante valorizzare la formazione dei catechisti, sperimentare nuovi metodi, curare la catechesi battesimale, la liturgia ed il dialogo con gli adulti. È intervenuto poi il Vescovo che ha saputo instaurare da subito un rapporto cordiale, nient’affatto formale, mostrandosi vicino ed attento alle realtà locali ed al territorio. Ha ricordato di essere valsesiano, non per origini ma di aver abitato per oltre 30 anni nei mesi estivi a Rima, e di aver imparato a conoscere ed amare la Valle. Ha citato la prima lettera di Pietro, logo del Concilio Vaticano Secondo: anche noi dobbiamo essere “pietre vive” che devono essere lavorate, per togliere gli spigoli, per incastrarsi le une accanto alle altre e per costruire una Chiesa solida.

Ha inoltre presentato due modelli del cristiano: quello classico del pellegrino che ha una meta, ma rischia di non raggiungerla e quello del nomade che vaga alla ricerca ma rischia di diventare bighellone. La nostra società nelle tante realtà positive ha commesso l’errore di aver voluto risparmiare i sacrifici che i genitori hanno fatto per cui i figli, cresciuti nell’abbondanza, non sanno scegliere gli ingredienti della vita. Occorre dare loro i valori (pochi ma importanti) perché non tutto ciò che la libertà consente di fare deve essere sperimentato. Non è vero infatti che ogni cosa lasciata è persa, è piuttosto vero che bisogna imparare ad essere selettivi. Il modello delle Unità Pastorali è quello del futuro, perché più elastico ed efficiente. Può essere difficoltoso all’inizio, ma poi trascina come un volano. È finito il tempo di un parroco, una chiesa, un campanile. È strategica la pastorale giovanile ed è bello che i giovani ricerchino il modello della Carità; gli atti espressivi costruiscono l’amore ed il volontariato andrebbe incentivato. La famiglia è stata il suo amore segreto, così ci ha detto il Vescovo. Il giorno prima, domenica 22 aprile, è stato nella Comunità di Bose per un incontro di famiglie con figli disabili: si impara da loro a superare i problemi della vita. Far nascere, crescere e educare è la soddisfazione più grande nella vita. Compito dei padri è trasmettere il senso di responsabilità. I preti devono amare di più le famiglie. Spesso diventa difficile vivere insieme perché l’amore richiede totalità, mentre c’è incertezza in tutto. Occorre educare attraverso i sentimenti per una scelta di vita e trasmettere speranza, fare conoscere il senso buono della vita. Poche sono state le domande dei presenti. ha detto di condividere il fatto che i sacerdoti possano essere sollevati da alcune incombenze per dedicarsi di più alla pastorale, ma devono mantenere la responsabilità della gestione parrocchiale. Condivide pure che i sacerdoti  possano vivere in comunione, alcuni già lo fanno, è nello spirito delle unità pastorali, ma è un’opportunità e non un obbligo. Riguardo al quesito sul seminario per i laici ha risposto che lo ritiene non come un luogo fisico, ma un tempo per fare crescere la coscienza cristiana, leggere la Bibbia ed amare le persone. Le modalità potrebbero prevedere un fine settimana ogni due mesi, più qualche altra giornata in estate. Ha concluso porgendo un sincero arrivederci alla Valsesia, nello stile di empatia, semplicità ed ironia che ha contraddistinto il suo intervento.

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